«Warhol ha detto che nel ventesimo secolo tutti avremo il nostro quarto d'ora di gloria. Aveva sicuramente ragione, mi dispiace solo che il mio sia capitato alle quattro del mattino». Marco ha venticinque anni, e l'unica cosa su cui non ha alcun dubbio è che nella vita vuole fare lo sceneggiatore. Mathilde ha scritto trentadue romanzi d'amore senza mai vedere una lira. Jerome sogna Hollywood tutte le notti, ma al risveglio si ritrova con un boomerang in tasca e un fratello malato sulle spalle. Louis i suoi sogni li ha già spesi tutti. Si ritrovano cosi, un giorno di settembre, i quattro sceneggiatori più squinternati, disperati e disoccupati di Francia, come quattro capitani impazziti su una zattera in mezzo al mare. Hanno a disposizione un ufficio vuoto, un credito illimitato da Fly Pizza e tre settimane di tempo per inventarsi uno sceneggiato di ottanta ore, che andrà in onda fra le quattro e le cinque del mattino. Da parte del direttore di produzione, un solo invito esplicito: «Fate una cosa qualunque, purché non costi nulla». Inizia nella bonaccia del disinteresse, questa spedizione, ma presto infilerà la raffica dell'assoluta libertà. «Fate una cosa qualunque» può voler dire anche «fate qualunque cosa»... E allora perché no: filosofe e superdotate (intellettualmente, s'intende), studenti zucconi, selvaggi nudi e ferini, alcolizzati e inventori folli, terroristi kafkiani, e magari anche una fugace apparizione di Dio. Ogni notte si può reinventare il canone misero e ripetitivo della telenovela, impennarlo come un inno alla fantasia, tentarne tutte le combinazioni possibili. Ogni notte si può sfidare l'indifferenza collettiva, il sonno beota del grande pubblico, levando un canto acuminato che finirà per aprire gli occhi ai più.

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