La grandezza del premio Nobel Doris Lessing sta anche nell'infischiarsene del gradimento. Scrive di quello che le preme quando vuole, e se il lettore non si diverte pazienza. Ma sono in molti ad amarla anche per questo.

Il suo Taccuino d'oro fu un testo sacro del movimento femminista, eppure lei ha trascorso mezzo secolo ad attaccare l'arroganza del movimento delle donne. Mai allineata, originale persino all'interno delle 'trasgressioni', aderì per un breve periodo al comunismo; e da quell'ideologia, con percorso sorprendente, passò al misticismo della filosofia Sufi. Oggi che ha novant'anni somiglia ai suoi adorati gatti, con la faccia dai lineamenti schiacciati e il piglio scettico e ironico, da creatura troppo indipendente per godere delle carezze del successo. È onirica e critica, razionale nelle analisi politiche e sociali (vedi i racconti sull'Africa della sua infanzia) e irrazionale in certi voli nel non visibile. E il tutto può intrecciarsi in un approccio simultaneo.

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